Anonimi sul web a 50 euro l'anno

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vanni-merlin
00martedì 22 agosto 2006 00:07
Il servizio lanciato dal Piratparteit, che si presenta alle elezioni
in Svezia con qualche possibilità di entrare in Parlamento

Anonimi sul web a 50 euro l'anno

Allo scoperto il partito dei pirati
Una manna per il peer to peer, lontano da occhi indiscreti


di ALESSANDRO LONGO

ROMA - Navigare anonimi in internet e, soprattutto, scaricare, condividere musica, film, videogiochi pirati senza rischio di essere beccati dalla polizia. A cinque euro al mese o 50 euro all'anno, è quanto promette di fare un nuovo servizio web, dietro al quale c'è l'ideologia di un partito politico: il Piratpartiet, cioè il Partito dei Pirati, nato in Svezia il primo gennaio 2006 e già diventato un fenomeno sociale. È il più grande partito extraparlamentare svedese e parteciperà alle elezioni che si terranno a settembre: ha buone possibilità di entrare in Parlamento, visto che ha già raccolto abbastanza fondi per la campagna elettorale, forte di un numero di tesserati superiore a quello del Partito dei Verdi, che ora detiene 17 seggi nel Riksdag, il parlamento svedese. L'ideologia del partito emerge in tutta chiarezza con questo nuovo servizio, utilizzabile da utenti europei e nord americani. Si presenta come il primo tentativo di darknet commerciale e su larga scala in internet.

Le darknet sono reti private, a cui di solito si accede per invito e che permettono di connettersi a internet in modo anonimo. Gli utenti di una darknet lasciano tracce sul web dalle quali è molto difficile o impossibile risalire alla loro identità e al luogo da cui si connettono.

Il servizio, promosso dal Piratpartiet e offerto dall'azienda hi-tech svedese Relakks, consente infatti agli abbonati di accedere a internet attraverso il filtro di un server speciale, dove le comunicazioni sono protette da crittografia a 128 bit. In termini tecnici, è una Vpn (Virtual private network). L'utente crea sul proprio sistema operativo una nuova connessione utilizzando i dati forniti da Relakks. Entra così nella darknet, che fa da anticamera e filtro all'accesso a Internet. È come un corridoio in cui agli utenti viene fornita una maschera, con cui scorazzare anonimi nel grande salone del web. Invece di andare in giro con il proprio indirizzo Ip (un numero che identifica i computer su internet), l'utente andrà sul web con l'indirizzo fornito da Relakks. Non a volto scoperto, quindi, ma con la maschera. Tutte le comunicazioni saranno così, in teoria, anonime. Non solo la navigazione web, ma anche l'uso di applicazioni internet, come appunto il peer to peer.

Non essendo rintracciabili, grazie alla maschera della darknet, sarebbe così possibile schivare le indagini della polizia postale e le denunce di Hollywood e discografici, che da anni stanno facendo tremare il popolo del peer to peer. La polizia, su denuncia dei detentori di diritto d'autore, spesso investiga tra i server peer to peer utilizzati per condividere contenuti pirati. Scopre il registro (log) di tutte le connessioni fatte a quei server, per risalire agli utenti che vi hanno partecipato. Ma se l'utente, per accedervi, ha usato una darknet come filtro, alla polizia che indaga sulla sua connessione resterà in mano soltanto una prova che non porta da nessuna parte: un indirizzo Ip di Relakks. Una maschera lasciata dal ladro nella stanza del crimine.

Anche se il servizio di Relakks ha l'eccezionalità di essere promosso da un partito politico pro pirateria, da tempo sul web ci sono applicazioni che permettono di navigare anonimi. Tra i primi, Anonymizer, un prodotto commerciale che si limita a rendere anonimo l'accesso ai siti web. Di recente sta facendo furore Tor, gratuito e basato sul lavoro di una comunità aperta di utenti.

Nessuno di questi servizi si presenta in realtà come strumento per delinquere in internet in barba ai controlli. Anonymizer è un prodotto per la sicurezza contro truffe, furti di identità, violazioni della privacy che possono avvenire sul web. Relakks, un po' come Tor, ha una base ideologica, contro un ipotetico Grande Fratello. Spiega Rickard Falkvinge, fondatore del Piratpartiet, nel comunicato stampa che presenta il nuovo servizio: "Se il governo può controllare tutto quello che ogni cittadino fa, nessuno può tenere a freno il governo. Il diritto a scambiare informazioni in privato è fondamentale per la società democratica".

Le parole di Falkvinge permettono di capire anche perché il Piratpartiet e, di conseguenza, il suo nuovo servizio sono focalizzati nella difesa del peer to peer: "La nuova tecnologia ha portato la società a un bivio. Il solo modo per fare rispettare leggi sul copyright sbilanciate è monitorare tutte le comunicazioni private sul web. L'attuale regime del copyright non può convivere con una società aperta che garantisca il diritto alle comunicazioni private". Il nuovo software è quindi una risposta tecnologica a questo problema, spiega Falkvinge, "finché non cambieremo le leggi che proteggono il diritto dei cittadini alla privacy".

È con questa ideologia di libertà e privacy, contro i presunti arbitri delle major americane, che il Piratpartiet sta facendo discepoli in Svezia. E non solo. È nata infatti un'Internazionale dei Pirati, con membri e siti in vari Paesi del mondo. L'Italia è stata lesta a rispondere all'invito: è stato il primo Paese al mondo, dopo la Svezia, a creare un Partito dei Pirati, che però da noi è solo un movimento senza pretese elettorali. Parteciperà invece alle elezioni, che si terranno a ottobre, il Partito dei Pirati austriaco.


(17 agosto 2006)



da: www.repubblica.it/2005/d/sezioni/scienza_e_tecnologia/p2p2/navigare-anonimato/navigare-anonim...

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