Piccola aggiunta delle ore 18.00:
MinervaMG, 15/05/2010 11.11:
Per quanto riguarda le lacune o gli argomenti trattati in modo superficiale, temo che ci si dovrà abituare perchè non credo che si scriverà mai qualcosa che la massa non sia pronta ad accettare.
E' vero, ma per quanto riguarda "Il Libro delle Streghe" la superficialità a cui mi riferivo sta proprio nel fatto che l'autore abbia voluto concentrare in solo testo di tutto e di più. E' ovvio che in 444 pagine non si può pretendere di trattare in modo approfondito ogni argomento.
D'altra parte mi rendo conto che la sua intenzione poteva essere semplicemente quella di fornire una panoramica di ogni aspetto della religione Wicca, invitando il lettore ad approfondire le proprie conoscenze su testi più specifici (in effetti mi sembra di ricordare una lista di titoli alla fine di ogni capitolo).
Inoltre, a tratti, sono rimasta un po' infastidita dal modo di porsi dell'autore... sto entrando in una sfera puramente soggettiva, perchè questa è l'impressione che Buckland ha fatto a me. Quindi considerate quello che sto per dire come un'impressione puramente personale.
In ogni caso leggendo quel libro ho avuto la sensazione che in più di un occasione si parli della Wicca come se si dovesse pubblicizzarla (tenuto conto di come il proselitismo sia del tutto estraneo alla Wicca).
Vorrei avere il libro sottomano per essere un po' più precisa (mi pento di averlo dato via), ma mi sembra di ricordare più punti in cui l'autore insiste nel voler paragonare la Wicca al Cristianesimo sottolineando quanto la Wicca sia valida al suo confronto, quanto il pensiero Wiccan sia meglio dei dogmi cattolici, quanto siano più allegre le "canzoni wiccan" (alla fine del libro c'erano diversi spartiti con i testi di alcune canzoncine) se paragonate alla musica "tetra" con cui i cattolici coronano le loro funzioni... e così via.
Insomma, conteneva degli accenni che mi hanno lasciata un po' perplessa.
Probabilmente tale atteggiamento (come anche le frasi "le streghe non seguono satana", "le streghe non cucinano i bambini" a cui prima Rea faceva riferimento, presenti anche in Buckland) era giustificato ai tempi in cui "Il libro delle Streghe" vedeva le sue prime pubblicazioni negli Stati Uniti, proprio perchè dettato dall'esigenza di stornare i pregiudizi che un testo così innovativo avrebbe potuto incontrare presso il pubblico.
Però quel continuo ed esagerato autocompiacimento mi ha dato un'impressione di superficialità e mi ha reso quel libro un po' antipatico.
Riconosco comunque che molte sezioni siano state compilate in modo valido (ho apprezzato quella sull'erboristeria), e che il libro offre una panoramica piuttosto completa di tutto ciò che concerne la Wicca.