Tratta, 25.000 vittime ma pochi denunciano

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vanni-merlin
00mercoledì 29 marzo 2006 22:45
Tratta, 25.000 vittime ma pochi denunciano


Presentato a Roma il rapporto Progetto prevenzione tratta. In Italia le vittime del fenomeno sono almeno 25.000, ma soltanto 8.000 sono stati gli episodi denunciati. Il programma è stato realizzato in un anno in Ungheria, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria e Croazia. Nel 2500 le forze dell'ordine hanno arrestato 500 persone per il reato di tratta, mentre le vittime provengono per lo più da Albania, Nigeria e Cina

ROMA - Sono 25mila le vittime della tratta di essere umani in Italia. Un piccolo esercito di donne e minori, ridotti in schiavitù, che vivono, o meglio sopravvivono senza alcun diritto. Per parlare di loro e della loro condizione è stato presentato a Roma il rapporto sul "Progetto prevenzione Tratta" voluto dal Dipartimento per le libertà civili e l'immigrazione del ministero dell'Interno, dal ministero degli Esteri e dall'Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim). Un progetto, finanziato con 300mila euro, che parte da un concetto fondamentale: la tratta è un fenomeno transnazionale che si sconfigge, innanzitutto, con la prevenzione e l'informazione all'origine, cioè nei paesi da cui donne e minori vengono di fatto sequestrati con l'inganno.

"Quello della tratta di esseri umani è un fenomeno mutevole e capace di adattarsi ad ogni situazione, per questo non è possibile combatterlo a livello nazionale e senza un'adeguata opera di prevenzione. In Italia - spiegano dall'Oim - sono circa ottomila le persone che, denunciando i propri sfruttatori, hanno potuto usufruire del programma di protezione e del permesso di soggiorno premio. Ma il fenomeno è molto più ampio e si stima che almeno 25mila tra donne e minori siano vittime della tratta". Il programma - realizzato in Ungheria, Bosnia-Erzegovina, Bulgaria e Croazia da gennaio 2005 a gennaio 2006 - si è mosso su due direttive principali: rafforzamento delle capacità locali e, appunto, informazione e sensibilizzazione.

"L'azione di contrasto interna - spiega Raffaele Grassi, dirigente della Direzione anticrimine centrale della polizia -non può prescindere dalle sue proiezioni internazionali. Per questo è fondamentale una stretta cooperazione internazionale che preveda regole comuni di investigazione, accordi bilaterali, scambio di informazioni e dati di intelligence". Grassi ha sottolineato che nel 2005 sono state circa 500 le persone arrestate per il reato di tratta mentre i soggetti maggiormente coinvolti sono albanesi, nigeriani e cinesi.

(ANSA)




(29 marzo 2006)


da: metropoli.repubblica.it/homepage/seconda.html

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